NUCLEO OPERATIVO PER LE TECNOLOGIE DIDATTICHE
Nucleo Operativo di Tecnologie per la Didattica
Documento di base della sperimentazione MULTILAB
Programma di sviluppo delle Tecnologie Didattiche
IL PROGETTO DI SPERIMENTAZIONE
1. Premessa
Il Programma di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche, promosso dal
Ministro della Pubblica Istruzione con la direttiva del 4 Ottobre
1995, prevede una vasta gamma di iniziative tutte orientate alla
diffusione delle tecnologie didattiche nella scuola italiana. Il
Progetto di Sperimentazione, che coinvolger 140 scuole di tutti
i gradi, una iniziativa che, pur costituendo solo una parte del
programma, ha una funzione centrale nella fase di avvio.
2. Scopi della sperimentazione
La sperimentazione che viene istitutita non ha uno scopo meramente
promozionale: si tratta di costituire, attraverso un primo e consistente
nucleo di scuole, un "laboratorio che consenta
a) di sottoporre a controllo le ipotesi di base del progetto (vedi
punto 3) e di studiare sotto quali condizioni ed in relazioni a
quali scelte esse risultano verificate;
b) di creare modelli validi per la diffusione delle TD ed in particolare:
modelli sperimentati di uso delle tecnologie nella didattica, modelli
efficaci di gestione delle risorse tecnologiche per la didattica,
modelli efficaci di promozione dell'innovazione tecnologica nelle
singole scuola, un modello efficace di formazione ed impiego di
figure professionali di supporto all'innovazione tecnologica (tutor),
modelli di interazione e di collaborazione fra scuole, docenti,
studenti un meccanismo che, a partire da un primo nucleo di "poli" sperimentali, favorisca una diffusione dell'innovazione tecnologica.
c) di creare e/o selezionare risorse per la successiva diffusione
su vasta scala, ed in particolare:
docenti esperti capaci di operare a favore della diffusione dell'innovazione,
materiali didattici validati e sperimentati, conoscenze sulla funzionalit,
sui limiti e sui costi delle diverse tecnologie.
3. Le ipotesi di base della sperimentazione
A differenza di quello che avviene in altre sperimentazioni in questo
progetto i contenuti disciplinari e gli specifici obiettivi di apprendimento
non sono stabiliti a priori, ma saranno scelti dalle singole scuole.
Si intende in questo modo utilizzare tutto il potenziale applicativo
delle Tecnologie Didattiche dovuto alla loro intrinseca universalit,
ma si intende anche permettere che tale potenziale si esplichi,
caso per caso, nei modi possibili sulla base della disponibilit
e dell'interesse dei docenti e degli studenti. La sperimentazione,
cio, funzioner come un "contenitore" solo parzialmente strutturato,
nell'ambito del quale potranno avere luogo eventi didattici differenziati.
E' quindi necessario formulare le ipotesi che stanno alla base della
sperimentazione in una forma generale che metta in evidenza il nesso
fra l'uso delle tecnologie ed alcuni grandi aspetti della didattica.
In particolare si possono identificare tre aspetti principali: gli
apprendimenti ed i modelli culturali, i curricoli, l'organizzazione
del lavoro didattico.
a) Tecnologie didattiche, apprendimenti e modelli culturali
l'uso della didattica multimediale pu, mediante l'uso integrato
di testi, immagini e suoni, avvicinare le modalit di lavoro ed
interazione scolastica a quelle che gli studenti trovano nella societ
e troveranno nel lavoro; possibile migliorare l'efficacia del
processo di insegnamento/apprendimento utilizzando le possibilt
che le tecnologie didattiche offrono per adattare alle caratteristiche
dei singoli studenti i linguaggi di comunicazione, il tipo e la
frequenza dell' interazione, sfruttando l'interesse dei ragazzi
per l'uso delle tecnologie; le tecnologie cambiano i modi di acquisizione
e di utilizzazione delle conoscenze introducendo nuovi meccanismi
di ricerca, di elaborazione e di rappresentazione delle stesse;
le reti di comunicazione possono rompere l'isolamento della scuola
creando negli studenti e nei docenti l'abitudine alla esplorazione
delle fonti di informazione e delle risorse esterne alla scuola
sia i media fruibili su stazioni di lavoro individuali, sia le reti
di comunicazione consentono un facile accesso a messaggi che, per
contenuto, linguaggio e provenienza, presentano una variet nettamente
superiore a quella del tradizionale assetto scolastico (libro di
testo+biblioteca); la conseguenza di ci lo sviluppo di nuove
capacit cognitive e metacognitive necessarie per dominare i percorsi
in un sistema culturale pi complesso.
b) Tecnologie didattiche e curricoli
l'uso delle tecnologie non ha praticamente limitazioni dal punto
di vista degli ambiti disciplinari e quindi tendenzialmente pervasivo
rispetto ai curricoli; l'uso delle tecnologie didattiche favorisce
la tendenza alla flessibilizzazione dei curricoli rinforzando i
meccanismi di opzionalit interna alle discipline e di individualizzazione
dei percorsi, favorendo l'introduzione di spazi interdisciplinari,
specialmente se basati su metodologie attive, come il metodo dei
progetti;
c) Tecnologie didattiche ed organizzazione del lavoro didattico
le tecnologie favoriscono la promozione di modalit pi articolate
di organizzazione della didattica, come la individualizzazione ed
il lavoro di gruppo; l'uso delle tecnologie promuove, nei docenti
e negli studenti: l'abitudine alla cooperazione all'interno della
scuola e con persone di altre scuole l'abitudine a produrre documentazione
del proprio lavoro l'abitudine alle decisioni ed alla programmazione
collegiali.
4. Ambiti e modelli didattici
Come si gia detto, la sperimentazione in linea di principio non
si rivolge ad un particolare tipo di abilit o a discipline specifiche.
Essa inoltre non privilegia una sola modalit di impiego, ma funziona
come "contenitore" di processi ed ipotesi diverse. Ai tutor saranno
fornite idee, stimoli, materiali, strumenti ed esempi concreti che
essi poi trasmetteranno ai docenti delle loro scuole e sui quali
questi si potranno basare per le scelte. Anche se l'offerta potr
essere pi cospicua per alcuni ambiti particolarmente importanti,
come ad esempio le abilit linguistico-espressive, essa sar tale
da permettere l'attivazione di sperimentazioni in campi molto diversi.
Del punto di vista del modo di uso delle tecnologie sono possibili
diversi modelli didattici che saranno tutti presentati ai docenti.
A seconda degli obiettivi che si vogliono perseguire, delle risorse
disponibili, del livello di padronanza dei mezzi da parte dei docenti
e degli studenti si potranno adottare soluzioni diverse. E' per importante che i docenti siano in grado di specificare e documentare
chiaramente le loro scelte, sia per orientare la propria azione,
sia per consentire una verifica delle ipotesi.
In sede di programmazione, dunque, essi dovranno specificare, in
relazione ad ogni esperienza sperimentale: la fascia di abilit/atteggiamenti
assunti come riferimento e quidi gli obiettivi didattici, la collocazione
dell'esperienza rispetto ai curricoli, i metodi didattici adottati
ed in particolare il mdo di impiego delle tecnologie, gli strumenti
harware e software e pi in generale le risorse usate, gli eventuali
materiali prodotti da docenti e studenti, l'organizzazione didattica
(tempi, spazi ecc).
5. Tipologia delle tecnologie
5.1 Quali tecnologie
Occorre anzitutto un chiarimento terminologico. Spesso, ed a ragione,
il termine Tecnologie Didattiche viene inteso come l'insieme non
solo dei mezzi, ma anche dei metodi di progettazione e di gestione
della didattica. Nel programma di sviluppo e nella sperimentazione bene che questa accezione ampia non sia del tutto esclusa, dal
momento che l'impatto principale dell'uso di strumenti si avr proprio
sui metodi e sull'organizzazione della didattica. Tuttavia a volte
il termine qui usato nella sua accezione pi ristretta che si
riferisce ai mezzi della didattica. Da questo punto di vista occorre
ricordare che le tecnologie didattiche tendono a diventare un sottoinsieme
delle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione e che la
loro caratteristica principale quella della Multimedialit. Non
ci sono limiti a priori sul tipo di tecnologie che possono essere
impiegate nella didattica ed occorre anche ricordare che si tratta
di un settore molto evolutivo che cambier gli scenari in tempi
rapidi e rispetto al quale occorre per tempo prevedere i meccanismi
di adattamento.
5.2 L'organizzazione delle risorse
L'assetto di base delle risorse nelle singole scuole prevede: almeno
un'aula multimediale in rete con una stazione di lavoro ogni 2 o
3 studenti ed una "cattedra attrezzata" dotata di una stazione di
lavoro con funzioni anche come server di rete, oltre che di strumenti
di proiezione sia dal computer sia da sorgenti TV, un laboratorio
di progettazione, dotato di 2 o 3 stazioni di lavoro con caratteristiche
superiori a quelle dell'aula multimediale e con periferiche adatte
sia alla stampa di qualit, sia alla cattura di immagini, una medioteca,
vista come estensione naturale della biblioteca. L'assetto di base
pone ovviamente dei limiti alle modalit di accesso delle classi
ed al numero di esse che potranno fruire delle risorse. E' possibile
per pensare a soluzioni di flessibilizzazione che consentano, ad
esempio, di trasportare provvisoriamente in altre aule almeno una
stazione di lavoro ed un mezzo di proiezione per consentire lezioni
assistite dai media.
5.3 Gli standard
(vedi allegato)
6. L'organizzazione della sperimentazione
6.1 Le scuole
La sperimentazione si svolger in 140 scuole cos distribuite per
livello:
- 20 scuole materne
- 40 scuole elementari
- 40 scuole medie
- 40 scuole secondarie superiori
ripartizione :
17 della Direzione Classica
3 della Direzione Artistica
10 della Direzione Tecnica
10 della Direzione Professionale
Si deve osservare che la scelta delle scuole non pretende assolutamente
di costituire un servizio o una copertura delle richieste e dei
bisogni dei diversi livelli o settori, n tantomeno di sostituire
le iniziative autonome che le varie direzioni stanno da tempo conducendo.
Si tratta solo di creare un contesto di sperimentazione abbastanza
vasto e rappresentativo delle diverse realt. Il parziale sbilancio
a favore delle scuole della direzione classica si spiega con la
necessit di un intervento pi pesante in scuole generalmente meno
dotate di mezzi. Le scuole saranno collocate in 20 diverse citt-polo,
sempre capoluoghi di provincia e principalmente di dimensioni medie,
in ognuna delle quali sar collocato un gruppo di 7 scuole:
1 scuola materna
2 scuole elementari
2 scuole medie
2 scuole secondarie superiori
La concentrazione delle sette scuole nella stessa citt, che potr
vedere al massimo qualche allocazione in centri vicini, suggerita
dalla opportunit di facilitare le modalit di interazione fra le
scuole e fra esse e le risorse esterne (enti locali, centri di assistenza,
provveditorati ecc.)
L'allegato mostra l'ipotesi di scelta delle citt. All'interno delle
citt le scuole saranno scelte insieme dai Provveditori e dagli
Ispettori regionali sulla base della loro disponibilit a sperimentare,
dell'esistenza di infrastrutture adatte e di un clima favorevole.
La preesistenza di esperienze pu essere un criterio di preferenza,
ma non necessariamente prioritario. L'esistenza di esperienze molto
strutturate dal punto di vista organizzativo ed istituzionale, anzi,
potrebbe essere una controindicazione per gli scopi della sperimentazione.
Occorre ricordare, del resto che il Programma di Sviluppo prevede
altre azioni e modalit di intervento che consentiranno di valorizzare
ed assistere iniziative autonome che stanno sorgendo ai diversi
livelli.
6.2 I tutor
Presso ogni scuola operer un tutor. Le sue funzioni e l'itinerario
per la sua formazione sono descritti nel documento allegato. I tutor
saranno scelti dai Presidi e dai Direttori didattici d'accordo con
gli ispettori regionali. Il principale criterio di scelta sar quello
della capacit del tutor di costituire un ruolo di riferimente nella
sua scuola, il che richiede prestigio culturale e professionale
e disponibilit. Un minimo di confidenza con l'uso del computer
un elemento di preferenza, ma non si richiede una speciale competenza
tecnologica, anche se nelle scuole secondarie superiori questa caratteristica
si potr aggiungere a quella prioritaria.
6.3 La rete regionale
2 o 3 ispettori regionali per ogni sovrintendenza, gli IRRSAE.
6.4 Gli enti e le risorse esterne
Gli Istituti di Ricerca ed i Dipartimenti Universitari impegnati
a livello nazionale nella fase di formazione dei tutor, aziende
e associazioni di produttori con i quali sono stati stipulati protocolli
di intesa, Universit e centri di ricerca vicinio alle scuole.
6.5 Il Ministero della PI
Presso il Ministero della Pubblica Istruzione operano: il Gruppo
di Lavoro con compiti di Nucleo Operativo, il gruppo di esperti,
il gruppo di collegamento interdirezionale, il centro di assistenza,
il laboratorio di prova.